Attacco al cuore della Democrazia

Attacco al cuore della Democrazia

12 Giugno 2024 0 Di Andrea Friggi

Rabbia e preoccupazione

È con una rabbia e una preoccupazione crescenti che ci ritroviamo a dover commentare l’ennesimo colpo di mano del governo attuale, intento a distruggere la nostra amata Costituzione e a minare le fondamenta stesse della democrazia italiana. In Senato, dopo le elezioni europee, il clima è subito diventato incandescente. L’articolo 5 del disegno di legge sul premierato, il fulcro di questo provvedimento scellerato, è stato approvato nella mattinata, introducendo il principio dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Questo, senza ombra di dubbio, rappresenta un attacco frontale al nostro sistema democratico.

Come prevedibile, i gruppi di maggioranza hanno votato compatti a favore, mentre le opposizioni, in un gesto di disperata protesta, hanno abbandonato l’aula esponendo cartelli di contestazione. Un momento emblematico che ha messo in luce il disprezzo della maggioranza per il confronto democratico e il dialogo con l’opposizione. È inquietante come il testo rimanga volutamente vago su come verrà eletto il Presidente del Consiglio, rimandando ad una successiva legge ordinaria. Un vero e proprio stratagemma per aggirare il dibattito e il controllo parlamentare, come giustamente denunciato dalle opposizioni.

Fermatevi

“Fermatevi sull’articolo 5” è stato l’accorato appello del capogruppo dem, Francesco Boccia. Prima delle Europee, si poteva sperare che fosse solo un effetto collaterale della campagna elettorale, ma ora la realtà è chiara: la maggioranza è in un silenzio assordante, un silenzio di complicità. Si tratta di una prova generale per l’umiliazione del Parlamento, ridotto a mera comparsa in questo triste spettacolo di potere.

Dritti giù… nel burrone

E i tempi sono stati contingentati, quasi a voler soffocare ogni tentativo di opposizione: entro martedì 18 giugno, Palazzo Madama dovrà esprimersi con un voto finale sulla riforma. Le opposizioni, alle quali erano state concesse solo 13 ore complessive, hanno chiesto ripetutamente più tempo per discutere e contrastare questa deriva autoritaria, ma le loro richieste sono state sistematicamente ignorate. Quando mancavano solo cinque emendamenti alla fine dell’articolo 5, Boccia ha chiesto una convocazione urgente dei capigruppo, richiesta respinta dalla vicepresidente Licia Ronzulli con una freddezza che tradisce il disprezzo per le regole democratiche.

A me no!

A questo punto è esplosa la protesta, alcuni senatori hanno mostrato un cartello con le ultime parole pronunciate da Giacomo Matteotti alla Camera il 4 giugno 2024: “a me no”. Parole che risuonano come un monito in questa epoca buia, dove i valori democratici sono sotto attacco.

Siamo arrivati al momento in cui: l’Aula sorda e grigia diverrà un bivacco di manipoli ?

Questa riforma non è solo un passo indietro, è un salto nel vuoto verso l’autoritarismo. Chi difende la democrazia deve reagire con forza e determinazione, per evitare che la nostra Costituzione venga calpestata e la nostra libertà ridotta a un ricordo del passato.