Cosa succederà il 18 giugno?
14 Giugno 2024Per la decima volta il report annuale sullo stato dell’applicazione della legge 194 in Lombardia viene presentato dalla consigliera PD Paola Bocci, anche se dovrebbe essere la Lombardia a compiere la verifica!
Ancora una volta destra e Lega ostacolano spudoratamente la sua applicazione e scelgono ancora una volta come terreno di battaglia politica il corpo delle donne.
La Giunta regionale non fa nulla e il Governo continua a minare le libertà delle donne intervenendo sistematicamente e anche in una maniera subdola come è successo per esempio con un emendamento al decreto sui fondi del Pnrr finalizzato all’ingresso dei gruppi Pro-vita nei consultori, cioè senza mezze parole ha aperto le porte alle associazioni antiabortiste.
Giorgia, dove sei?
Ho assistito a una campagna elettorale costellata da fake news in cui Giorgia Meloni dichiara di difendere la libertà delle donne, di essere per la piena applicazione della legge 194. Dichiarazioni che in realtà e nei fatti non si concretizzano. Sta ben attenta ad utilizzare parole che le consentano di non presentarsi agli occhi dell’opinione pubblica, specie internazionale (che su questo tema la tiene particolarmente d’occhio) come un’antiabortista di ferro.
Anche ora con il vertice del G7 in Puglia qualche “manina” ha tolto la parola “aborto” dalla bozza del documento delle conclusioni finali del vertice. Infatti non si parla più della necessità di «garantire un accesso sicuro ed effettivo all’aborto» per rafforzare quanto previsto al termine del summit dei Sette a Hiroshima in Giappone nel 2023 quando si era stabilito di consentire «un accesso legale e sicuro», ma si parla soltanto di «diritti civili».
Tornando alla Lombardia i dati parlano chiaro: continuano ad esserci notevoli disparità tra le province e le strutture ospedaliere, con alcuni presidi che registrano ancora il 100% di obiettori di coscienza o che non somministrano la RU486.
Siamo indietro rispetto alla garanzia di un diritto previsto dalla legge.
Ho appreso con piacere che il 18 giugno il Partito democratico presenterà in Consiglio regionale una mozione per chiedere alla Giunta di creare un osservatorio sul rispetto della 194 fornendo dati per provincia e per strutture, di dare alle donne informazioni chiare sui loro diritti in diverse lingue e di garantire l’accesso alla contraccezione gratuita in particolar modo alle minorenni e alle persone con fragilità sia economiche sia sociali.
Perché tutto questo accanimento della destra? La Legge 194 funziona e lo dicono anche i numeri: in Lombardia si è passati dai 37mila del 1982 agli 11mila del 2023. Questo è il risultato quando nei consultori funziona bene anche l’attività di informazione e di sensibilizzazione. Ma continuano ad essere minate le realtà dei consultori con continui tagli e ingerenze della politica.
Il risultato è che il numero di aborti clandestini in Italia, secondo una stima del Ministero della Salute, si attesta tra i 12.000 e i 15.000 l’anno.
Il Comitato Europeo dei Diritti Sociali (The European Committee of Social Rights – ECSR) ha segnalato l’Italia per la violazione dei trattati internazionali.
Ma di cosa stiamo parlando?
Il diritto di accesso all’aborto sicuro e legale è il tema. E le donne non devono essere colpevolizzate e non deve essere limitata la loro libertà di prendere decisioni autonome sulla prosecuzione o meno della gravidanza.
Ma pensiamo alle conseguenze. Quali ricadute avranno le restrizioni all’accesso all’aborto? Si limita il diritto di autodeterminazione delle donne, si potrebbe arrivare a donne che ricorrono ad aborto illegale in misura molto maggiore rispetto ad oggi o al turismo medico (andando dove è consentito). Oppure alcune potrebbero cercare un aborto autogestito con procedure improvvisate.
Ma qualcuno pensa a come si sentono le donne che decidono di interrompere una gravidanza? Non è sicuramente una scelta facile ma molto dolorosa.
La criminalizzazione dell’aborto, quindi, non ferma gli aborti, li rende solo meno sicuri e renderne difficoltoso l’accesso, ha un impatto soprattutto sulle fasce più vulnerabili della popolazione.
Garantire il benessere delle donne contribuisce a promuovere una società più giusta. Non servono altre leggi ma si può fare di più per migliorare quelle attuali.
Il diritto delle donne a scegliere e l’accesso sicuro all’aborto devono essere garantiti.