Il piagnisteo del potente di turno

Il piagnisteo del potente di turno

5 Settembre 2024 0 Di Andrea Friggi

Come la cultura maschilista si difende in TV

Ieri sera al TG1 abbiamo assistito a un momento di teatro degno delle più squallide soap opera. In diretta nazionale, il nostro ministro della cultura, Sangiuliano, ha avuto il coraggio di apparire davanti a milioni di telespettatori per fare l’unica cosa che certi uomini sanno fare bene: piagnucolare. Ma questa volta, non era il solito discorso sulla “difesa della tradizione” o sulla “crisi dei valori”, no. Questa volta il ministro ha fatto un tentativo disperato di salvarsi dalla figuraccia che lui stesso ha creato.

La trama è la seguente

L’illustre ministro, che ha giurato eterna fedeltà alla moglie sotto il sacro manto della “famiglia tradizionale” (sapete, quella che la destra tanto idolatra), si è fatto beccare con le mani nella marmellata, intrecciando una relazione con Maria Rosaria Boccia. Il solito cliché, direte. Mazzi di fiori, cioccolatini e — guarda un po’ — la promessa di un bel posticino al ministero della cultura. Perché, in fondo, cosa c’è di meglio che offrire un po’ di “visibilità” quando le cioccolate iniziano a non funzionare più?

Un ministro vittima ?

Ma ciò che davvero lascia senza parole è che, quando questa storia è inevitabilmente venuta a galla, anziché fare i conti con le sue responsabilità come un adulto (difficile aspettarsi tanto, lo so), il ministro ha scelto la via più bassa: quella del piagnisteo televisivo. Il caro Sangiuliano ha pensato bene di andare in prima serata, davanti a milioni di italiani, a fare la vittima. Sì, avete capito bene: dopo aver tradito la sua famiglia, usato il suo potere per manipolare una donna e aver promesso favori in cambio di attenzioni, lui è la vittima. L’uomo potente che si rifugia in televisione per screditare pubblicamente la donna che, giustamente, si è ribellata a essere usata e gettata via come un vecchio giornale.

Dalla parte della Signora Boccia

E qui, lo dico chiaro e tondo: stiamo dalla parte di Maria Rosaria Boccia. Perché siamo stanchi di queste dinamiche da medioevo, dove l’uomo con il potere pensa di potersi permettere tutto e poi, quando la faccenda si complica, tira fuori il manuale della “povera vittima incompressa”.

Da Clinton a Sangiuliano…

Cosa stiamo vedendo, se non una ripetizione in salsa italiana di quel che accadeva nella Sala Ovale ai tempi di Clinton? Solo che, almeno negli Stati Uniti, la cosa aveva una certa patina di scandalo e si trattava del Presidente! Qui invece siamo a Montecitorio, dove le stesse dinamiche di potere si ripetono tra piani alti e corridoi. Scenari ben noti: uomini potenti, giovani donne, promesse non mantenute e l’eterno ritorno dell’”uomo ferito” che corre a leccarsi le ferite davanti alle telecamere. Più che la storia antica del potere, sembra una vecchia puntata di una telenovela sudamericana.

Le dimensioni, contano !

Ma attenzione: le dimensioni, si dice, non contano in certe faccende. Beh, in questo caso contano eccome, specialmente quando si parla del cervello di chi fa queste figure patetiche. Più piccolo è il cervello, più grande è la figura che fai. Ministri che, con una piccolezza mentale imbarazzante, usano il loro potere per manipolare e poi si stupiscono quando la donna, finalmente, si ribella.

Il punto è questo: non è Maria Rosaria Boccia che deve chiedere scusa, è lui. Ed è lui che dovrebbe riflettere su cosa significhi davvero il termine “cultura”.

Ma del resto, in un governo che si riempie la bocca di famiglia e tradizione, cosa potevamo aspettarci?