Un caso esemplare di metodo mafioso
5 Ottobre 2024La vicenda giudiziaria che interessa lo Stadio San Siro e le squadre di Inter e Milan
Siamo tutti accaniti tifosi quando, seduti sulle poltrone di casa nostra, ci godiamo lo spettacolo delle partite delle nostre squadre milanesi del cuore.
Ma dietro lo spettacolo, il tifo, la passione, da decenni a Milano sussisteva e cresceva una situazione criminale che, finalmente, la magistratura ha svelato con (per ora) 16 arresti in carcere, 3 arresti domiciliari e 40 indagati: la ‘ndrangheta era assurta a sistema nelle curve del tifo delle squadre milanesi Inter e Milan.
È da premettere, innanzitutto, che quando interviene la magistratura è già una sconfitta per tutti.
Dalle indagini emerge infatti che molti sapevano e che, invece di intervenire, si sono voltati dall’altra parte.
In sostanza per il profitto o il mantenimento dell’ordine nelle curve dello stadio le squadre, con i loro dirigenti, hanno sostenuto o tollerato un sistema criminale, condividendone sostanzialmente l’operato, anzi, in certi casi favorendolo.
Anche se ora Inter e Milan si dichiarano parti lese, la situazione che è emersa dalle indagini è talmente grave che le due società potrebbero finire in Amministrazione Straordinaria e quindi commissariate.
Ma come funzionava il sistema?
Consolidata era la fornitura di biglietti ai capi delle curve a prezzi di favore: anche oltre mille biglietti a partita, che garantivano lauti profitti con l’attività di rivendita a prezzi maggiorati. La gestione delle tifoserie era poi lasciata, di fatto, dalle due società, a noti capi ultras già condannati (anche più volte) per vicende collegate allo stadio.
Venivano anche effettuate dai capi ultras pesanti intimidazioni, se non violenze fisiche, agli stewards preposti al controllo degli ingressi al fine di far accedere allo stadio persone (che quindi non venivano né registrate né identificate) dalle porte di servizio e non dai tornelli oppure per far passare ai tornelli più persone con una sola tessera.
Sistematico era anche il taglieggio effettuato nei confronti dei venditori di bibite, così come venivano imposti, con minacce e intimidazioni, determinati prezzi ai bar e ai fornitori o assunzioni nelle cooperative che operano allo stadio.
Questo il quadro, veramente drammatico, che emerge dalle indagini che, purtroppo, sarebbero solo alla fase iniziale.
Quello che non sono stati in grado (o non hanno voluto fare) Inter e Milan adesso, con i suoi tempi, lo farà la Magistratura.
E quindi?
A parte la comprensibile amarezza quando ci mettono di fronte ad un qualcosa di sporco che si è ignorato o non si è voluto vedere, è necessaria ora una decisa, anche se tardiva, presa di posizione da parte delle società con l’esonero immediato, indipendentemente dal nome o dal ruolo, di chi ha tollerato o supportato una tale situazione.
Se non prendono provvedimenti subito le società, c’è il rischio che lo faccia la Magistratura con il commissariamento.
Indispensabile poi la condivisione di un codice etico che non lasci spazio, per il futuro, a comportamenti disdicevoli o di per sé incompatibili con lo sport.
Lo sport infatti, deve perseguire la diffusione dei valori della solidarietà, della lealtà, del rispetto della persona e delle regole: valori che devono essere fondamento in qualsiasi contesto sociale che sia giusto e rispettoso di tutti e delle leggi.
E quanto succedeva a Milano, nelle curve dei tifosi di Inter e Milan è incompatibile con lo sport e con il vivere civile.