Gravi e vergognose le parole del ministro dell’Istruzione Valditara
20 Novembre 2024L’altro giorno alla presentazione della Fondazione Cecchettin presso la Camera dei Deputati, a un anno dalla notizia della morte di Giulia Cecchettin, abbiamo ascoltato parole da un ministro che non avremmo voluto sentire.
Ancora più gravi se pensiamo che si tratta del ministro dell’istruzione e del merito!
In particolare il ministro ha liquidato come «ideologica» la lotta al patriarcato, che tra l’altro, sottolinea il ministro, «non esiste più giuridicamente» dal 1975.
Non è negandone l’esistenza che si può cancellare il problema. Non può essere certo la riforma del diritto di famiglia del 1975 ad aver smantellato ex lege la cultura patriarcale e le sue conseguenze che tuttora osserviamo.
Ma c’è di più: lo stesso ministro ha imputato la violenza sulle donne anche «agli immigrati clandestini».
La sua affermazione è smentita da ogni statistica: i dati diffusi dal Ministero dell’Interno parlano chiaro: oltre l’80% dei femminicidi in Italia è commesso da cittadini italiani. Oltre il 60% degli stupri è commesso da ex o da partner. Il violento spesso ha le chiavi di casa e su questo il femminismo ha fatto chiarezza da decenni.
La violenza maschile sulle donne non è causata dall’immigrazione.
Anche Giulia Cecchettin è morta per mano di un giovane cittadino italiano, bianco e benestante.
La violenza maschile sulle donne è, secondo il ministro, un problema lontano dalla nostra cultura nazionale.
Peccato che ogni giorno, in tutto il mondo, le donne subiscono violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica. Le cause sono profonde e radicate nel patriarcato, un sistema di potere che colpisce le donne in modo trasversale, come trasversale è la violenza che supera distinzioni di ceto, etnia, cultura, paese ed età.
Dal femminicidio di Giulia Cecchettin altre 120 donne hanno perso la vita. Cosa ha fatto il Governo per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere?
Desideriamo dire “grazie” a Gino Cecchettin che ha saputo trasformare una tragedia in qualcosa di così importante e che per mezzo della Fondazione porterà avanti azioni concrete per contrastare la violenza di genere. Sioccuperà di progetti di educazione all’affettività e all’amore, percorsiper capire e combattere la violenza e le sue cause. Per comprendere che l’amore non è mai possesso, ma sempre dono e rispetto.
Gino Cecchettin aveva detto: «Non possiamo permetterci di voltare lo sguardo altrove». Sua figlia Elena ha scritto su Instagram, dopo il video del ministro: «Dico solo che forse, se invece di fare propaganda alla presentazione della fondazione che porta il nome di una ragazza uccisa da un ragazzo bianco, italiano e “per bene”, si ascoltasse, non continuerebbero a morire centinaia di donne nel nostro Paese ogni anno».
Solamente con la cultura del rispetto le cose possono cambiare.