Yasmine e l’imbarazzo degli sciacalli

Yasmine e l’imbarazzo degli sciacalli

16 Dicembre 2024 0 Di Andrea Friggi

Cosa succede quando la narrazione dell’odio scricchiola?

Quando un simbolo di umanità sfida lo schema del nemico perfetto, già impacchettato per la propaganda di un governo feroce ma ordinato nei suoi copioni? Succede Yasmine.

Una bambina di undici anni, aggrappata al relitto di un’umanità dimenticata nel Mediterraneo, diventa l’involontaria nemesi di chi da anni costruisce carriere sulla pelle dei disperati. È bastato un nome, un volto di bambina per mandare in tilt i professionisti della disumanità, abituati a criminalizzare adulti sconosciuti, etichettati come “clandestini”.

Ma Yasmine?

È donna e minorenne, e la macchina del fango non aveva pronti copioni per lei. Così, l’esercito dei complottisti – quello che si raduna tra tastiere e microfoni ammiccanti – ha passato giorni a rovistare nei bidoni del cinismo, inventandosi improbabili teorie sul “tempo di resistenza” in acqua gelida. Scienziati della domenica e sociologi dell’odio hanno argomentato che, se un dettaglio è discutibile, allora la tragedia non esiste.

È l’eterno teatrino dei potenti e dei loro cortigiani: screditare, confondere, banalizzare. Perché un governo che trasforma l’immigrazione in arma politica non può permettersi l’umanizzazione delle vittime.

Ecco cosa spaventa davvero: non una bambina nel mare, ma una società che, guardandola, si domanda chi siano i veri naufraghi.