
Stipendi reali, Italia ultimi posti Paesi OCSE
1 Marzo 2025Il nostro Paese si classifica agli ultimi posti, classifica 34 Paesi OCSE in funzione retribuzione media, rapportata al potere d’acquisto di beni e servizi.
Lo studio e’ stato perfezionato dall’ufficio statistico UE, stabilendo per il medesimo una moneta artificiale ovvero il Purchasing power standard (Pps), che permette di mettere a confronto i dati di reddito tra i Paesi con differente costo della vita, a partire dai Paesi del vecchio Continente. I dati sono riferibili al 2023.
Ebbene, da questo calcolo si palesa che gli stipendi del bel Paese si attestano a 24,051 Pps, almeno il 15% in meno della media Ue, pari a 27,530 Pps. Se ampliamo il discorso rispetto a 34 Paesi membri OCSE, l’Italia ha una classifica imbarazzante. Si piazza cioe’ al 19esimo posto, pertanto in basso alla classifica sempre funzione del potere d’acquisto di beni e servizi. Nel 2023, l’Italia figurava in fondo alla classifica con una retribuzione netta di euro 24.206,84, che significa un 16esimo posto. Sicuramente dietro a due Paesi soci fondatori dell’UE, come il nostro, Francia (31.481,01 euro) e Germania (38.086,35 euro).
Ritornando all’analisi con la moneta artificiale, il Paese che evidenzia il valore maggiore e’ la Svizzera con 47,403 Pps, seguita da Olanda (38,855 Pps) e la scandinava Norvegia (36,287 Pps). Tra le economie maggiori europee, troviamo la Germania 34,914 Pps, la Francia 28,481 Pps e la extra UE Regno Unito con 30,327 Pps. Fuori dall’Europa spiccano i dati di Stati Uniti con 33,955 Pps e Turchia che quota 31,865 Pps. Questo fa il pari con i nuovi dati di Eurostat che dicono che aumenta il divario con i Paesi Europei in termini di remunerazioni salariali. Solo la Grecia fa peggio di noi. Purtuttavia dentro questo scenario, si concretizzano dati positivi, sempre pero’ sotto la media Ue. I
n particolare il tasso di occupazione sale dal 64,8% del 2022, al 66,3% nel 2023 (+1,5%). In UE l’aumento e’ di 0,7 punti, dal 74,6% al 75,3%. Per la disoccupazione l’Italia registra un calo di 0,4 punti percentuale dall’8,1% al 7,7% tendenza rafforzata nel 2024. L’UE registra una riduzione di 0,1 punti (dal 6,2 al 6,1%). Migliorano anche i dati per quanto concerne il rischio poverta’ e l’istruzione.
Per concludere, questo studio, dovrà costituire uno stimolo per le forze sociali per concludere una contrattazione virtuosa nelle varie categorie merceologiche. A partire dalla dura vertenza, rinnovo contratto nazionale dei Metalmeccanici, contratto scaduto il 30 giugno scorso.
Che vede l’associazione datoriale Federmeccanica, irricevibile rispetto alle proposte della categoria, la cui Piattaforma rivendicativa e’ stata votata dal 98% delle lavoratrici e dei lavoratori nelle varie Assemblee di fabbrica, svolte nella primavera del 2024. Categoria metalmeccanica che annovera ben 1,6 milioni di lavoratori, a proposito argomento dibattito tutto interno, di quasi scomparsa del ceto medio.