Il processo a Salvini a Palermo per i fatti Open Arms.

Il processo a Salvini a Palermo per i fatti Open Arms.

16 Settembre 2024 0 Di Giovanni Banfi

Chiesti sei anni di carcere

Ricordiamo la vicenda

La necessità di difesa dei confini della Patria. E’ questo quanto affermato al processo “Open Arms” in corso a Palermo dal leghista Salvini e purtroppo condiviso dalle dichiarazioni di tutta la maggioranza di governo che oggi si è schierata compatta in suo appoggio e difesa.

Ma quali fatti e circostanze hanno indotto l’esponente della Lega, allora ministro dell’Interno, ad assumere questo eroico comportamento? Verso quali terribili nemici ha esercitato le sue funzioni?

Riepiloghiamo i fatti, che molti hanno forse dimenticato o non hanno più ben presenti.

Il 1° Agosto 2019 la nave spagnola Open Arms soccorre al largo della Libia 124 migranti.

Chiede, come da prassi, l’autorizzazione di poter entrare nelle acque territoriali italiane e poter sbarcare i profughi, ma il permesso viene negato. E comincia così il calvario di questi disgraziati, lasciati in balia del mare, su una nave inadatta ad avere così tante persone a bordo.

La situazione col passare del tempo si aggrava: mentre i legali di Open Arms con denunce cercano di sbloccare la situazione, il 10 agosto vengono salvate altre 39 persone che si aggiungono a quelle già a bordo.

Il 12 agosto il Tribunale di Palermo interviene, chiedendo spiegazioni al Governo, riconoscendo la sussistenza del reato di respingimento alla frontiera e di espulsione di minori (a bordo ve ne sono ben 32, di cui 28 non accompagnati).

Dopo un ricorso contro l’applicazione in questo caso del cd. “ decreto di sicurezza bis”  il 14 agosto il TAR del Lazio dispone l’ingresso della nave nelle acque territoriali italiane. La nave però non riceve un porto di sbarco ed il 16 agosto viene presentato alla procura di Agrigento un nuovo esposto per omissione di atti di ufficio ed altri reati.

La situazione a bordo, diventata rapidamente invivibile per gran numero delle persone ospitate su una nave insufficiente ad accoglierle, diventa drammatica, con atti di disperazione fra i profughi alcuni dei quali si buttano a mare mentre altri, sempre più numerosi, devono essere sbarcati d’urgenza per motivi medici.

La situazione è talmente grave che il 20 agosto il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, sale a bordo della nave e, constatata di persona la situazione, dispone lo sbarco immediato di tutte le persone ancora a bordo.

Questi i fatti

Al processo tutti i testi ascoltati (fra i quali ex ministri e funzionari di governo) testimonieranno che la decisione di negare prima l’accesso nelle acque territoriali italiane e poi lo sbarco fu presa esclusivamente da Salvini, non concordando né condividendo la sua azione con gli altri membri del governo, non per motivazioni giuridiche, che non esistevano, ma unicamente per acquisire consenso personale ed elettorale facendo leva sulla lotta all’immigrazione clandestina.

Si agiva così contro persone inermi, bambini compresi, persone che fuggivano da paesi in guerra e che avevano bisogno di aiuto e non di essere sottoposte ad ulteriori tormenti. Forte con i deboli, questo l’eroico comportamento di Salvini, altro che difesa dei confini della patria.

Il, 14 settembre 2014, il pubblico ministero al processo ha chiesto per Salvini sei anni di reclusione.

E non si tratta, come qualcuno vuol far credere, di un processo politico.

In questo processo si valuta solo la conformità alla legge di atti amministrativi, come sono la negazione ed il ritardo nel concedere l’ingresso della nave nelle acque territoriali italiane e la mancata concessione del porto per sbarcare.

E non è assolutamente accettabile che la difesa dei confini nazionali debba prevalere sui diritti umani che devono essere universalmente riconosciuti e tutelati. Nel nostro ordinamento, come nel diritto internazionale, i diritti umani prevalgono sulla protezione della sovranità dello Stato ed è universalmente noto che la persona in stato di bisogno, per la legge del mare, va salvata senza se e senza ma, chiunque sia.

Quello che stupisce e che i politici della maggioranza di governo oggi sostengano che Salvini “ha fatto il proprio dovere” (Tajani) assimilando così il giusto perseguimento del traffico di migranti con la persecuzione delle vittime di quel traffico, i migranti stessi.

In atre parole: nel caso “Open Arms” non si sono colpiti i trafficanti, ma si è ritenuto più comodo, per fini di consenso elettorale, perseguitare e tormentare i profughi stessi.

E questo, indipendentemente dalle dichiarazioni odierne dei membri della maggioranza di governo, è stato riconosciuto anche dalla Camera a cui appartiene Salvini, che ha concesso, a suo tempo, l’autorizzazione a procedere riconoscendo che non sussisteva un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, ma solo l’esercizio di un potere amministrativo di competenza del ministro dell’interno.

E ora, in conclusione, pongo una questione: una persona come Salvini che si è comportato in tal modo (oltretutto facendo vergognare l’Italia davanti al mondo, dato l’eco mediatico internazionale che ha avuto la vicenda) è degno di essere membro del governo del paese? E’ degno di governare il paese l’attuale governo che lo sostiene e lo giustifica?

A Voi il giudizio.

Vi auguro solo che né Voi né i Vostri cari (pensate solo ai minori presenti su quella nave) vi troviate mai in una situazione simile a quella vissuta dai profughi della Open Arms.

Ve lo auguro col cuore.