Anche Magenta ha il suo spazio di ascolto pro-vita

Anche Magenta ha il suo spazio di ascolto pro-vita

4 Novembre 2024 0 Di Paola Barbaglia

Sì, ormai da tempo c’è nel nostro ospedale un ufficio che ospita i volontari di questa associazione antiabortista anche chiamata pro vita. 

Il governo Meloni quest’anno – tramite un emendamento al decreto PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) non certo lo strumento più idoneo – ha infatti disposto per le Regioni la possibilità di coinvolgere all’interno dei consultori e degli ospedali le associazioni pro-vita.

Ecco come queste associazioni pro-life-antiabortiste sono entrate nei consultori pubblici, senza oneri aggiuntivi per le Regioni. Con la loro azione interagiscono con la libera facoltà delle donne di praticare l’interruzione volontaria di gravidanza, anche facendo pressioni costringendole ad ascoltare il battito del feto, donne che si trovano in un momento di estrema vulnerabilità.

Ciò risponde alla precisa volontà del Governo di svuotare la Legge 194 aggirandone i suoi cardini.

Intanto facciamoci qualche domanda.

Perché l’associazione antiabortista è diventata così influente?

Nel giro di pochi anni, da dissidenti del movimento pro-life, gli esponenti di Pro Vita & Famiglia si sono trasformati in personaggi influenti che hanno un potere sempre più incisivo nelle politiche del governo che riguardano la famiglia, la natalità e l’aborto. Molti membri che gravitano o gravitavano intorno a questa realtà ora ricoprono incarichi di governo.

Ricordiamoci che questi temi non sono secondari nel progetto politico di Meloni, ma sono sempre stati al primo posto del suo programma elettorale.

Perché se c’è una legge dello Stato, la legge 194, che prevede che le strutture pubbliche siano laiche oggi abbiamo una realtà privata ufficialmente insediata nel nostro Ospedale? Che utilizza uno spazio pubblico? C’è da augurarsi che non utilizzino i dati delle donne che si rivolgono a loro.

Donne che sono autorizzate a pensare che questa sia una struttura dell’ospedale!

E l’Ospedale quali controlli potrà mai fare visto che non è struttura di sua competenza?

Infatti se la preoccupazione riguarda attività finanziate con denaro pubblico, ancora di più occorre preoccuparsi in merito a quali azioni e interventi vengono messi in atto in questo spazio e alle qualifiche dei volontari che vengono utilizzati.

Dubbio lecito visto che chiunque può candidarsi a volontario e la “selezione” è discrezionale, indipendentemente dalla formazione che viene fatta.

E’ inappropriato che in una struttura sanitaria del SSN siano ospitate associazioni ideologicamente contrarie ad interventi garantiti dal servizio sanitario nazionale stesso.

Questa operazione, insieme alla progressiva estinzione dei medici che effettuano aborti nelle strutture pubbliche, alle liste di attesa e alle carenze dei Consultori, rappresenta l’ennesimo tassello del progressivo smantellamento dei diritti conquistati con la legge 194/78.

Ci vogliono più risorse per la sanità pubblica, e non dare risorse ad associazioni private che operano nei consultori oppure nelle strutture pubbliche e che mettono in discussione la libertà delle donne. Il Centro di ascolto alla vita quest’anno ha anche ricevuto, come associazione, un contributo di € 2.000,00 dal nostro comune per lo svolgimento di un importante ruolo per promuovere l’inclusione sociale e il superamento delle situazioni di disagio.

Ci vogliono invece più consultori familiari pubblici aperti per più ore al giorno e ci vogliono più risorse. I consultori pubblici hanno già figure altamente qualificate, professionisti quali ginecologi/ginecologhe, ostetriche e psicologi/psicologhe, perché quando i Consultori pubblici sono nati l’intento era di tenere insieme servizi sanitari e sociali.

Le norme hanno stabilito in 20mila abitanti il livello standard di copertura per un consultorio.

Nel 2021 a livello nazionale rispetto ai 2.949 necessari ce n’erano solamente 1.871 consultori familiari pubblici, dunque, 1.078 in meno (pari a -57,6%).

In media c’è un consultorio ogni 32 mila abitanticon profonde differenze tra le regioni.

La Lombardia è il fanalino di coda con un consultorio pubblico ogni 66 mila abitanti.

Le ideologie devono stare fuori dagli ospedali!