Onore e responsabilità
11 Gennaio 2025La sicurezza come pilastro della democrazia, oltre la retorica degli encomi
Premessa: Una riflessione doverosa
In questo articolo non entreremo nel merito della vicenda specifica che ha visto il luogotenente Luciano Masini, comandante della stazione di Villa Verucchio, compiere un gesto estremo e tragico: sparare e togliere una vita. Né ci addentreremo nelle pieghe giudiziarie, prerogativa esclusiva della magistratura.
Ci limitiamo a ricordare che, in una democrazia, quando un membro delle forze dell’ordine estrae l’arma, la comunità confida che ciò avvenga solo per necessità e con profonda consapevolezza della gravità di tale azione. Prendere una vita è una decisione tremenda, che segna tanto chi spara quanto chi ne subisce le conseguenze.
Tuttavia, non possiamo ignorare le implicazioni politiche e istituzionali di quanto avvenuto successivamente, con il ministro Guido Crosetto che, su impulso della premier Giorgia Meloni, ha richiesto un encomio solenne per il maresciallo. Non si tratta solo di un riconoscimento: è un messaggio indirizzato a tutto il Paese, e come tale merita una riflessione approfondita.
Un messaggio alla comunità: sicurezza e tolleranza zero
Con la decisione di conferire un encomio solenne, il governo ha inteso lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile: non ci sarà più spazio per la delinquenza in Italia. Un proclama che si innesta in una narrazione politica in cui l’ordine e la sicurezza vengono esaltati come priorità assolute. Ma dietro questo messaggio si cela una realtà ben più complessa, che chiama in causa il senso di responsabilità delle istituzioni verso le donne e gli uomini che servono lo Stato.
Il peso della sicurezza: chi regge davvero la responsabilità?
L’idea di un governo che alza la voce contro il crimine potrebbe sembrare rassicurante, ma è indispensabile domandarsi: su chi ricade il peso reale di questo approccio? In questo caso, il luogotenente Masini non solo si è trovato a dover prendere una decisione drammatica, ma ora diventa anche il simbolo di una politica che esibisce fermezza e determinazione.
È facile, per un ministro o una premier, rivendicare un’azione come esempio di tolleranza zero. Ma il prezzo di tale fermezza chi lo paga?
La risposta è semplice: chi opera sul campo, spesso in condizioni di grande difficoltà, con risorse limitate, turni massacranti, mezzi obsoleti e normative che complicano l’operatività.
Non basta un encomio: occorrono investimenti concreti, riforme legislative e un sostegno costante che dia dignità e sicurezza a chi ogni giorno rischia la vita per garantire quella degli altri.
Governare la sicurezza: dalla retorica all’azione concreta
La sicurezza non si amministra con proclami, né con onorificenze. Governare la sicurezza significa mettere le forze dell’ordine nelle condizioni di operare al meglio, dotandole di strumenti adeguati e risorse sufficienti. Significa migliorare le retribuzioni, garantire turni umani, potenziare gli organici e assicurare mezzi adeguati.
Non solo: governare la sicurezza implica anche un impegno morale. Come può un governo chiedere alle forze dell’ordine di far rispettare la legge quando chi siede tra i banchi ministeriali è indagato e non si dimette? Il rispetto per la legge deve partire dall’alto, perché solo così gli operatori possono sentirsi parte di uno Stato che agisce con coerenza e trasparenza.
Conclusione: il coraggio della coerenza
L’encomio al luogotenente Masini è, nella forma, un gesto di riconoscimento. Ma nella sostanza rischia di essere poco più di un’operazione di facciata, utile a nascondere le lacune di un sistema che dovrebbe proteggere chi serve lo Stato, anziché lasciarlo solo ed esposto.
Un governo degno di questo nome non si limita a premiare chi opera in prima linea: investe in risorse, riforme e strumenti, dimostrando che la sicurezza è una priorità reale e non solo un argomento da campagna elettorale. La democrazia vive di gesti simbolici, ma si consolida attraverso azioni concrete. Sta a noi, come cittadini e come rappresentanti istituzionali, pretendere che queste azioni siano all’altezza del compito.